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Rione Sanità e quartieri spagnoli: le promesse non mantenute

Promesse non mantenute (1 e 2) :
Se andate nel rione Sanità a vedere Palazzo dello Spagnolo, il gioiellino settecentesco, noterete probabilmente che tutte le porte delle abitazioni hanno delle decorazioni in stucco, con riproduzioni di figure femminili. Tutte, tranne una. Una sulla quale troviamo un volto molto noto a noi napoletani, e in particolare agli abitanti del Rione Sanità, che diede i natali a questo grandissimo attore: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò.
Il busto di Totò salta all'occhio, ciò che invece noterà solo uno sguardo attento sarà la serie di necrologi attaccati sui muri, dedicati sempre a Totò. Ma non per la sua morte, bensì per la sua seconda morte, e cioè per il museo, dedicato alla sua persona, negato dalle istituzioni. La promessa di istituire un museo dedicato al tanto amato attore all'interno di Palazzo dello Spagnuolo, infatti, risale a decenni fa. È stata fatta, ma non è stata mai mantenuta.
*****************************************************
La seconda promessa non mantenuta riguarda la metro Toledo, quella che è stata dichiarata la più bella d'Europa. I turisti probabilmente non ricordano il progetto iniziale, i napoletani sicuramente sì, perché all'epoca la stazione della metro fu pubblicizzata, come si dice a Napoli, a destra e a manca.
Il progetto delle stazioni della metro dell'arte risale al 1995, la prima tratta aperta fu "Dante-Vanvitelli". Ricordo ancora il mio primo giro in metropolitana, con mio padre, era qualcosa di completamente nuovo!
Nel corso degli anni, poi, sono state aperte nuove fermate, tutte (o la maggior parte) arricchite da opere di artisti contemporanei. Ma a cosa serve inserire delle opere d'arte nelle metropolitane? Beh, serve, eccome se serve! Serve perché, in questo modo, si "obbliga" il viaggiatore a un percorso di bellezza. Il passaggio nelle metropolitane è stato pensato proprio come un "museo obbligatorio".
Inaugurata nel 2012, la stazione Toledo catturò subito l'attenzione dei critici d'arte e dei giornalisti, il quotidiano "The Daily Telegraph" la dichiarò la più bella d'Europa. La stazione, infatti, progettata da Óscar Tusquets Blanca, artista catalano, vanta la presenza di opere di nomi del calibro di William Kentridge, Bob Wilson, Oliviero Toscani, Francesco Clemente, e tanti altri. L'immagine che pubblico in questo post è un'opera presente nella metro Toledo, della fotografa Shirin Neshat. Si intitola "Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone". La conoscete? L'avete vista? Mi auguro per voi di sì, perché altrimenti non potete vederla. Non potete vederla, così come non potrete vedere le opere di Francesco Clemente, Oliviero Toscani, Lawrence Weiner e Ilya ed Emilia Kabakov, e sapete perché? Perché il lato della stazione metro che le ospita, con la relativa uscita della metro Montecalvario, è chiuso!
L'uscita Montecalvario si trova in piazzetta Montecalvario, nel cuore dei quartieri spagnoli. Se andate oggi nei quartieri, il fatto che ci fosse un'altra uscita della metropolitana così vicina a quella di via Toledo vi potrebbe anche sembrare una cosa inutile, perché adesso i quartieri sono diventati turistici, grazie ad una serie di iniziative dal basso, come le associazioni e le attività di ristorazione.
All'epoca del progetto della metro, però, non era così. I quartieri erano considerati pericolosi, non solo i turisti, ma anche i napoletani stentavano ad entrarci. Li vedevi spesso con le loro fotocamere su via Toledo, intenti a riprendere da lontano gli scorci dei vicoli. Quindi, costruire un passaggio sotterraneo che potesse spingere i napoletani e i turisti a completare il percorso espositivo della metro Toledo, e che li potesse accompagnare fino all'uscita Montecalvario, nei quartieri, era un progetto socialmente utile, addirittura rivoluzionario. L'urbanistica incide sul territorio, e incide sugli aspetti sociali del territorio.
Purtroppo, già dall'inizio la promessa di un'"inclusione" dei quartieri spagnoli nei percorsi turistici venne disattesa dalla mancanza di personale in metropolitana. L'uscita Montecalvario, infatti, restava sempre chiusa nel weekend, proprio a causa di mancava di personale. Dopo il primo lockdown dovuto al covid, hanno deciso di chiuderla definitivamente, e oggi se ci si reca in piazzetta Montecalvario, si vede solo l'insegna della metro, con l'ingresso sbarrato.

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Il murales omaggio di Tono Cruz a Totò nel Rione Sanità

Nel Rione Sanità , a Napoli, sulla facciata di un palazzo, c'è un murales dedicato a Totò.
L'opera di street art è di Tono Cruz , artista spagnolo delle Gran Canarie, rappresenta la famosa scena del film "La banda degli onesti", in cui Totò spiega a Peppino come funziona il capitalismo con la metafora dello zucchero. La scena del film si può vedere a questo link
Il capitalista approfitta dell'incisione altrui, per rubare loro le risorse. E così in questa scena, siccome Peppino non sa quanto zucchero versare nella propria tazzina di caffè, Totò man mano prende per sé tutto lo zucchero, lasciando il compare a bocca asciutta.
Il murales è stato fatto per onorare la memoria dell'attore napoletano nel quartiere dove è nato, e anche per donare al rione un ulteriore elemento di rivalutazione culturale. Tono Cruz, infatti, insieme ad altri street artist, ha partecipato al progetto promosso da padre Antonio Loffredo e dalla Fondazione di Comunità San Gennaro. Già nel 2015 aveva dipinto nella piazza della chiesa il murales "Luce", e insieme all'artista cileno Mono Gonzalez aveva decorato il campanile di una chiesa nel quartiere.

In the Rione Sanità, in Naples, on the facade of a building, there is a mural dedicated to Totò, a famous Neapolitan comic actor of the twentieth century. The street art work has been made by Tono Cruz, a Spanish artist from the Gran Canaries, and represents the famous scene from the movie "The band of honest men", in which Totò explains to Peppino how capitalism works, using the metaphor of the sugar. The scene of the movie can be seen at this link. The capitalist takes advantage of the engraving of others to steal resources from them. In this scene, indeed, since Peppino does not know how much sugar to pour into his cup of coffee, Totò gradually takes all the sugar for himself. The mural was done to honor the memory of the Neapolitan actor in the neighborhood where he was born, and also to give the district an additional element of cultural revaluation. In fact, Tono Cruz, together with other street artists, participated in the project promoted by Antonio Loffredo, preacher of the Church Santa Maria della Sanità, and by the San Gennaro Community Foundation. Already in 2015 Tono Cruz had painted the mural "Luce" in the church square, and together with the Chilean artist Mono Gonzalez he had decorated the bell tower of a church in the neighborhood.

Don't mix ghosts with angels, il murales all'ingresso del Rione Sanità

"Don't mix ghosts with angels"
"Nu 'mmescà 'e fantasme cu ll'angiule" 
Lo scrive chiaramente, Simone, del Collettivo FX, al quale questo murales è costato un giorno intero di lavoro. Lo street artist, infatti, ha dovuto rimuovere i manifesti elettorali affissi sul muro, prima di realizzare l'opera nel Rione Sanità, a Napoli. 
Il murales, che rientra anche nel progetto "Madonne dell'Adesso", rappresenta una madonna nera e due bambini. Dei due, quello in braccio alla Madonna ha i tratti africani, e l'aureola, e cerca di togliere un fantasma (o un demone) dalla testa dell'altro bambino, che ha le ali. Non è ben chiaro chi dei due sia il bambino e chi dei due sia l'angelo, ma non importa. Non c'è una netta divisione, in fondo, tra buoni e cattivi, tra angeli e demoni, c'è chi lotta, oggi, per scacciare i fantasmi del rione, e c'è chi non ha avuto molte alternative, nella vita. 
L'opera di street art è ispirata all'immagine della Madonna della Sanità, la più antica di Napoli trovata nella vicina chiesa di Santa Maria della Sanità (anche chiamata Chiesa di San Vincenzo, per la presenza della statua di Vincenzo Ferrer), e si quasi all'ingresso del Borgo Vergini, come a voler chiarire che chi vi accede, deve essere consapevole che condivisione, accoglienza, tolleranza verso il prossimo, integrazione e liberazione dai pregiudizi sono alla base della rinascita del quartiere. 
Il progetto è sorto in collaborazione con la Fondazione San Gennaro e con Il fazzoletto di perle e ha richiamato nel quartiere diversi street artist. 

Tradizione e innovazione: la street art iraniana di Nafir


Il murales in foto si trova nel Rione Sanità, nei pressi della chiesa di San Severo fuori le mura. È stato realizzato da uno #streetartist iraniano, Nafir, che ha lavorato molto nel suo paese, a Teheran, ma anche all'estero, in Malesia, Afghanistan, Italia, Germania, Norvegia, Norvegia, Paesi Bassi, Turchia, India e Georgia. In un'intervista racconta che i murales in genere a Teheran non durano molto, vengono distrutti, perché la street art è proibita. Con le sue opere intende rivolgersi al suo popolo, per questo motivo le parti scritte sono scritte in lingua persiana, generalmente, e non in inglese. Questo è anche il motivo per il quale ha scelto di inserire nella sua arte degli elementi che rispecchino la tradizione del suo paese, come i tappeti. Molte delle sue opere contengono i disegni dei tappeti. Il padre di Nafir, tra l'altro, è un commerciante di tappeti persiani. In questo modo l'approccio con il suo paese è più facile, perché la sua arte viene riconosciuta come "familiare". Un altro aspetto molto frequente nei suoi murales, così come in quelli di altri streetartist iraniani quali FRZ e SERROR , è la ripetizione delle forme geometriche. La ripetizione, intesa però sempre come processo circolare verso l'infinito, che porta alla luce qualcosa di nuovo, e mai come ripetizione fine a sé stessa, è insita nella cultura persiana - pensiamo, ad esempio, alla filosofia sufi, o ai dervishi rotanti. La circolarità riproduce quella dell'esistenza.
Anche qui il soggetto del murales - il volto sensuale di una donna - è accompagnato da figure geometriche sulla maglia, un elemento che riporta all'arte geometrica delle moschee, e quindi alla cultura tradizionale.

La speranza nascosta di Francisco Bosoletti - Street art al Rione Sanità

L'immagine a sinistra è l'originale, la seconda immagine è quella che si ottiene facendo la conversione in "negativo" (in genere, utilizzando la funzione "inverti" di un programma qualunque di fotoritocco).
Ma, siccome Francisco Bosoletti, artista argentino poco più che trentenne, per questo murales utilizza la tecnica del negativo, solo dopo l'inversione dei colori potremo ottenere l'immagine in positivo.
E così ciò che inizialmente poteva sembrare una specie di scarabocchio, svela il suo reale aspetto: si tratta del volto di un uomo. Le rughe ne lasciano trapelare l'età avanzata, ma gli conferiscono anche una certa saggezza e lucidità.
C'è bisogno di un ulteriore passaggio, dunque, per scoprire il soggetto dell'opera, solo con l'intervento dello spettatore, essa si svela davanti ai suoi occhi.
Non è l'unico murales in cui Bosoletti utilizza questa tecnica, un altro esempio è la "Iside" nei quartieri spagnoli, che si mostra velata, proprio come la statua della Pudicizia (l'opera di Corradini nella cappella Sansevero, alla quale il murales è ispirato), e che, per essere "svelata" ha bisogno dello stesso intervento da parte dello spettatore.
Nel caso de La speranza nascosta, però, è particolarmente importante anche il contesto in cui l'opera è inserita: il murales si trova sulla porta di ingresso del Centro La Tenda, un centro accoglienza che sostiene, con varie attività, le famiglie del quartiere che hanno delle difficoltà. Si tratta di uno degli stop del tour della Sanità e Cimitero delle Fontanelle.
La speranza nascosta è la speranza di un quartiere che lotta con tutte le sue forze per migliorarsi. Un risultato positivo sarà possibile soltanto attraverso un doppio passaggio, anche in questo caso: oltre all'impegno dell'offerente (in questo caso l'Associazione Onlus centro La tenda), sarà necessario l'intervento del fruitore.

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Rione Sanità e quartieri spagnoli: le promesse non mantenute

Promesse non mantenute (1 e 2) :
Se andate nel rione Sanità a vedere Palazzo dello Spagnolo, il gioiellino settecentesco, noterete probabilmente che tutte le porte delle abitazioni hanno delle decorazioni in stucco, con riproduzioni di figure femminili. Tutte, tranne una. Una sulla quale troviamo un volto molto noto a noi napoletani, e in particolare agli abitanti del Rione Sanità, che diede i natali a questo grandissimo attore: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò.
Il busto di Totò salta all'occhio, ciò che invece noterà solo uno sguardo attento sarà la serie di necrologi attaccati sui muri, dedicati sempre a Totò. Ma non per la sua morte, bensì per la sua seconda morte, e cioè per il museo, dedicato alla sua persona, negato dalle istituzioni. La promessa di istituire un museo dedicato al tanto amato attore all'interno di Palazzo dello Spagnuolo, infatti, risale a decenni fa. È stata fatta, ma non è stata mai mantenuta.
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La seconda promessa non mantenuta riguarda la metro Toledo, quella che è stata dichiarata la più bella d'Europa. I turisti probabilmente non ricordano il progetto iniziale, i napoletani sicuramente sì, perché all'epoca la stazione della metro fu pubblicizzata, come si dice a Napoli, a destra e a manca.
Il progetto delle stazioni della metro dell'arte risale al 1995, la prima tratta aperta fu "Dante-Vanvitelli". Ricordo ancora il mio primo giro in metropolitana, con mio padre, era qualcosa di completamente nuovo!
Nel corso degli anni, poi, sono state aperte nuove fermate, tutte (o la maggior parte) arricchite da opere di artisti contemporanei. Ma a cosa serve inserire delle opere d'arte nelle metropolitane? Beh, serve, eccome se serve! Serve perché, in questo modo, si "obbliga" il viaggiatore a un percorso di bellezza. Il passaggio nelle metropolitane è stato pensato proprio come un "museo obbligatorio".
Inaugurata nel 2012, la stazione Toledo catturò subito l'attenzione dei critici d'arte e dei giornalisti, il quotidiano "The Daily Telegraph" la dichiarò la più bella d'Europa. La stazione, infatti, progettata da Óscar Tusquets Blanca, artista catalano, vanta la presenza di opere di nomi del calibro di William Kentridge, Bob Wilson, Oliviero Toscani, Francesco Clemente, e tanti altri. L'immagine che pubblico in questo post è un'opera presente nella metro Toledo, della fotografa Shirin Neshat. Si intitola "Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone". La conoscete? L'avete vista? Mi auguro per voi di sì, perché altrimenti non potete vederla. Non potete vederla, così come non potrete vedere le opere di Francesco Clemente, Oliviero Toscani, Lawrence Weiner e Ilya ed Emilia Kabakov, e sapete perché? Perché il lato della stazione metro che le ospita, con la relativa uscita della metro Montecalvario, è chiuso!
L'uscita Montecalvario si trova in piazzetta Montecalvario, nel cuore dei quartieri spagnoli. Se andate oggi nei quartieri, il fatto che ci fosse un'altra uscita della metropolitana così vicina a quella di via Toledo vi potrebbe anche sembrare una cosa inutile, perché adesso i quartieri sono diventati turistici, grazie ad una serie di iniziative dal basso, come le associazioni e le attività di ristorazione.
All'epoca del progetto della metro, però, non era così. I quartieri erano considerati pericolosi, non solo i turisti, ma anche i napoletani stentavano ad entrarci. Li vedevi spesso con le loro fotocamere su via Toledo, intenti a riprendere da lontano gli scorci dei vicoli. Quindi, costruire un passaggio sotterraneo che potesse spingere i napoletani e i turisti a completare il percorso espositivo della metro Toledo, e che li potesse accompagnare fino all'uscita Montecalvario, nei quartieri, era un progetto socialmente utile, addirittura rivoluzionario. L'urbanistica incide sul territorio, e incide sugli aspetti sociali del territorio.
Purtroppo, già dall'inizio la promessa di un'"inclusione" dei quartieri spagnoli nei percorsi turistici venne disattesa dalla mancanza di personale in metropolitana. L'uscita Montecalvario, infatti, restava sempre chiusa nel weekend, proprio a causa di mancava di personale. Dopo il primo lockdown dovuto al covid, hanno deciso di chiuderla definitivamente, e oggi se ci si reca in piazzetta Montecalvario, si vede solo l'insegna della metro, con l'ingresso sbarrato.

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Il murales omaggio di Tono Cruz a Totò nel Rione Sanità

Nel Rione Sanità , a Napoli, sulla facciata di un palazzo, c'è un murales dedicato a Totò.
L'opera di street art è di Tono Cruz , artista spagnolo delle Gran Canarie, rappresenta la famosa scena del film "La banda degli onesti", in cui Totò spiega a Peppino come funziona il capitalismo con la metafora dello zucchero. La scena del film si può vedere a questo link
Il capitalista approfitta dell'incisione altrui, per rubare loro le risorse. E così in questa scena, siccome Peppino non sa quanto zucchero versare nella propria tazzina di caffè, Totò man mano prende per sé tutto lo zucchero, lasciando il compare a bocca asciutta.
Il murales è stato fatto per onorare la memoria dell'attore napoletano nel quartiere dove è nato, e anche per donare al rione un ulteriore elemento di rivalutazione culturale. Tono Cruz, infatti, insieme ad altri street artist, ha partecipato al progetto promosso da padre Antonio Loffredo e dalla Fondazione di Comunità San Gennaro. Già nel 2015 aveva dipinto nella piazza della chiesa il murales "Luce", e insieme all'artista cileno Mono Gonzalez aveva decorato il campanile di una chiesa nel quartiere.

In the Rione Sanità, in Naples, on the facade of a building, there is a mural dedicated to Totò, a famous Neapolitan comic actor of the twentieth century. The street art work has been made by Tono Cruz, a Spanish artist from the Gran Canaries, and represents the famous scene from the movie "The band of honest men", in which Totò explains to Peppino how capitalism works, using the metaphor of the sugar. The scene of the movie can be seen at this link. The capitalist takes advantage of the engraving of others to steal resources from them. In this scene, indeed, since Peppino does not know how much sugar to pour into his cup of coffee, Totò gradually takes all the sugar for himself. The mural was done to honor the memory of the Neapolitan actor in the neighborhood where he was born, and also to give the district an additional element of cultural revaluation. In fact, Tono Cruz, together with other street artists, participated in the project promoted by Antonio Loffredo, preacher of the Church Santa Maria della Sanità, and by the San Gennaro Community Foundation. Already in 2015 Tono Cruz had painted the mural "Luce" in the church square, and together with the Chilean artist Mono Gonzalez he had decorated the bell tower of a church in the neighborhood.

Don't mix ghosts with angels, il murales all'ingresso del Rione Sanità

"Don't mix ghosts with angels"
"Nu 'mmescà 'e fantasme cu ll'angiule" 
Lo scrive chiaramente, Simone, del Collettivo FX, al quale questo murales è costato un giorno intero di lavoro. Lo street artist, infatti, ha dovuto rimuovere i manifesti elettorali affissi sul muro, prima di realizzare l'opera nel Rione Sanità, a Napoli. 
Il murales, che rientra anche nel progetto "Madonne dell'Adesso", rappresenta una madonna nera e due bambini. Dei due, quello in braccio alla Madonna ha i tratti africani, e l'aureola, e cerca di togliere un fantasma (o un demone) dalla testa dell'altro bambino, che ha le ali. Non è ben chiaro chi dei due sia il bambino e chi dei due sia l'angelo, ma non importa. Non c'è una netta divisione, in fondo, tra buoni e cattivi, tra angeli e demoni, c'è chi lotta, oggi, per scacciare i fantasmi del rione, e c'è chi non ha avuto molte alternative, nella vita. 
L'opera di street art è ispirata all'immagine della Madonna della Sanità, la più antica di Napoli trovata nella vicina chiesa di Santa Maria della Sanità (anche chiamata Chiesa di San Vincenzo, per la presenza della statua di Vincenzo Ferrer), e si quasi all'ingresso del Borgo Vergini, come a voler chiarire che chi vi accede, deve essere consapevole che condivisione, accoglienza, tolleranza verso il prossimo, integrazione e liberazione dai pregiudizi sono alla base della rinascita del quartiere. 
Il progetto è sorto in collaborazione con la Fondazione San Gennaro e con Il fazzoletto di perle e ha richiamato nel quartiere diversi street artist. 

Tradizione e innovazione: la street art iraniana di Nafir


Il murales in foto si trova nel Rione Sanità, nei pressi della chiesa di San Severo fuori le mura. È stato realizzato da uno #streetartist iraniano, Nafir, che ha lavorato molto nel suo paese, a Teheran, ma anche all'estero, in Malesia, Afghanistan, Italia, Germania, Norvegia, Norvegia, Paesi Bassi, Turchia, India e Georgia. In un'intervista racconta che i murales in genere a Teheran non durano molto, vengono distrutti, perché la street art è proibita. Con le sue opere intende rivolgersi al suo popolo, per questo motivo le parti scritte sono scritte in lingua persiana, generalmente, e non in inglese. Questo è anche il motivo per il quale ha scelto di inserire nella sua arte degli elementi che rispecchino la tradizione del suo paese, come i tappeti. Molte delle sue opere contengono i disegni dei tappeti. Il padre di Nafir, tra l'altro, è un commerciante di tappeti persiani. In questo modo l'approccio con il suo paese è più facile, perché la sua arte viene riconosciuta come "familiare". Un altro aspetto molto frequente nei suoi murales, così come in quelli di altri streetartist iraniani quali FRZ e SERROR , è la ripetizione delle forme geometriche. La ripetizione, intesa però sempre come processo circolare verso l'infinito, che porta alla luce qualcosa di nuovo, e mai come ripetizione fine a sé stessa, è insita nella cultura persiana - pensiamo, ad esempio, alla filosofia sufi, o ai dervishi rotanti. La circolarità riproduce quella dell'esistenza.
Anche qui il soggetto del murales - il volto sensuale di una donna - è accompagnato da figure geometriche sulla maglia, un elemento che riporta all'arte geometrica delle moschee, e quindi alla cultura tradizionale.

La speranza nascosta di Francisco Bosoletti - Street art al Rione Sanità

L'immagine a sinistra è l'originale, la seconda immagine è quella che si ottiene facendo la conversione in "negativo" (in genere, utilizzando la funzione "inverti" di un programma qualunque di fotoritocco).
Ma, siccome Francisco Bosoletti, artista argentino poco più che trentenne, per questo murales utilizza la tecnica del negativo, solo dopo l'inversione dei colori potremo ottenere l'immagine in positivo.
E così ciò che inizialmente poteva sembrare una specie di scarabocchio, svela il suo reale aspetto: si tratta del volto di un uomo. Le rughe ne lasciano trapelare l'età avanzata, ma gli conferiscono anche una certa saggezza e lucidità.
C'è bisogno di un ulteriore passaggio, dunque, per scoprire il soggetto dell'opera, solo con l'intervento dello spettatore, essa si svela davanti ai suoi occhi.
Non è l'unico murales in cui Bosoletti utilizza questa tecnica, un altro esempio è la "Iside" nei quartieri spagnoli, che si mostra velata, proprio come la statua della Pudicizia (l'opera di Corradini nella cappella Sansevero, alla quale il murales è ispirato), e che, per essere "svelata" ha bisogno dello stesso intervento da parte dello spettatore.
Nel caso de La speranza nascosta, però, è particolarmente importante anche il contesto in cui l'opera è inserita: il murales si trova sulla porta di ingresso del Centro La Tenda, un centro accoglienza che sostiene, con varie attività, le famiglie del quartiere che hanno delle difficoltà. Si tratta di uno degli stop del tour della Sanità e Cimitero delle Fontanelle.
La speranza nascosta è la speranza di un quartiere che lotta con tutte le sue forze per migliorarsi. Un risultato positivo sarà possibile soltanto attraverso un doppio passaggio, anche in questo caso: oltre all'impegno dell'offerente (in questo caso l'Associazione Onlus centro La tenda), sarà necessario l'intervento del fruitore.

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