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Ercolano era il luogo di vacanza di molti nobili dell'antichità. Situata a soli 15 km di distanza dal Vesuvio, offre, e offriva ai proprietari delle ville dell'epoca, un panorama mozzafiato senza eguali. Come Pompei, anche Ercolano fu distrutta dall'eruzione del vulcano nel 79 d.C., che la ricoprì, però, non di lapilli e cenere come Pompei, ma di fango e materiale piroclastico. L'estensione degli scavi è molto limitata (solo 4 ettari), ma il materiale piroclastico ha consentito una migliore conservazione degli affreschi e dei mosaici delle terme e delle domus, rispetto a Pompei. A Ercolano è possibile, inoltre, vedere gli scheletri degli abitanti che, al momento dell'eruzione, provarono a trovare rifugio sotto i fornici, sull'antica spiaggia.
Gli scavi di Oplonti comprendono un'unica villa, la Villa di Poppea, che apparteneva probabilmente alla moglie di Nerone, in un primo tempo. La villa è interamente visitabile, si riconoscono gli ambienti dell'atrio, la cucina, il salone da pranzo, le terme e il giardino, nonché la piscina, che al momento dell'eruzione era in fase di restauro.
A Stabia, l'attuale Castellammare di Stabia, si possono visitare tre delle sei ville che sorgevano sul pianoro di Varano in epoca romana, e che furono distrutte, come quelle di Oplonti, Pompei ed Ercolano, dall'eruzione del Vesuvio. Le tre ville visitabili sono Villa Arianna, il cosiddetto Secondo Complesso, e Villa San Marco. L'antica Stabiae era scelta da molti patrizi romani, all'epoca, come luogo di villeggiatura, e alcune ville avevano l'accesso diretto al mare. Venite a scoprire le ricche decorazioni, resterete inebriati dalla loro bellezza.
Tour guidato alla scoperta dei principali tesori del MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Collezione Farnese, Mosaici, Salone della Meridiana e altro. Il Palazzo del Museo Archeologico Nazionale, precedentemente scuderia, e poi Palazzo degli Studi di Napoli, diventò un museo con Ferdinando I di Borbone, nel 1816, che decise di raccogliere all'interno dell'edificio la collezione Farnese, ereditata da suo padre Carlo di Borbone, e i reperti delle città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplonti, distrutte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ll Museo Archeologico Nazionale di Napoli comprende numerose sezioni permanenti (Collezione Farnese, Villa dei Papiri, Salone della Meridiana, Usi e oggetti di vita quotidiana, Affreschi, Numismatica, Mosaici, Sezione Egiziana, Tempio di Iside, Sezione Epigrafica...) e diverse mostre temporanee.
Appuntamento all'ingresso del Museo Archeologico, scopriamo, nella sezione Magna Grecia del museo, gli influssi della cultura greca nelle colonie del sud Italia, in epoca preromana.
Sapete come venivano fatti i vasi a figure rosse? E quelli a figure nere? Quali sono le raffigurazioni predilette per le tombe della Magna Grecia? Che tipo di gioielli si utilizzavano?
Scopriremo i tesori di Ruvo, Metaponto, Paestum e tante altre colonie greche.
La sezione comprende 14 sale con pavimenti a mosaico risalenti all'età romana, perciò è necessario l'acquisto di calzari monouso, al museo.
Il nome originario di Paestum è Poseidonia. Furono i greci, infatti, a fondare la città intorno al 600 a.C., e ad erigere i templi che vediamo tutt'oggi nel parco archeologico. Erano dedicati alle divinità: probabilmente a Hera il tempio più antico, considerato a lungo una Basilica, a Poseidone (o a Zeus?) il tempio attualmente in condizioni di conservazione migliori, ad Atena il tempio in posizione più elevata. Solo all'inizio del ventesimo secolo, però, grazie a un'intuizione dell'archeologo Spinazzola, si iniziò a scavare per trovare il resto della città, con il foro, l'anfiteatro, la zona abitativa etc. Paestum conserva le impronte delle varie popolazioni che l'hanno governata: i greci, i lucani e poi i romani. Dopo aver visto l'area archeologica, visitiamo il museo, dove sono conservate le metope dei templi, le statuette votive e gli oggetti di corredo trovati nelle tombe dell'intera zona del Gaudo. Tra tutte, la più famosa è certamente la Tomba del Tuffatore, una tomba greca di inizio V secolo a.C.
Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis (Orazio). Nessuna insenatura al mondo risplende come l'amena Baia. E doveva essere davvero così, per gli antichi romani, che proprio a Baia, considerato all'epoca luogo di tentazioni e di perdizione, fecero costruire le proprie ville. Anche l'attuale Parco archeologico delle Terme di Baia era una villa imperiale, e nel corso della visita potremo osservarne le stratificazioni che si sono sovrapposte nel corso del tempo. Il panorama che si gode tutt'oggi dal parco è qualcosa che toglie il fiato. Le antiche terme romane erano costituite da ambienti quali il frigidarium (con acqua fredda), il tepidarium (con acqua a circa trenta gradi) e il calidarium (con acqua a sessanta gradi). All'interno del parco archeologico è possibile visitare le aule termali, in passato considerati templi, quali il "tempio di Mercurio", il "tempio di Venere" e il "tempio di Diana".
Il palazzo del Museo di Capodimonte viene costruito a partire dal 1738, per volontà di Carlo di Borbone, che affida all'architetto Antonio Medrano l'incarico di costruire sulla collina una reggia, che potesse accogliere il patrimonio ereditato da sua madre, Elisabetta Farnese. Divenuto museo solo nel 1957, ospita oggi più di ventimila oggetti, distribuiti tra Appartamento storico, Galleria Farnese, Galleria Napoletana, Galleria dell'Ottocento, collezione d’Arte Contemporanea e Gabinetto di Disegni e Stampe. Attraverso una selezione di dipinti, porcellane, vetri, avori, sculture e arredi dell'appartamento, visiteremo le sezioni del museo. Percorso prestabilito o su richiesta.
Edificato probabilmente in epoca flavia, l'anfiteatro maggiore di Pozzuoli è la terza arena in Italia per dimensioni. La tradizione narra che lì San Gennaro, il patrono principale di Napoli, insieme ai suoi compagni, fu esposto ad bestias, ma riuscì a salvarsi, perché i leoni che avrebbero dovuto sbranarlo si inginocchiarono al suo fianco. L'anfiteatro visse un periodo di splendore, ma poi cadde in declino nel IV secolo, e restò abbandonato per lungo tempo. Solo con Ferdinando II di Borbone, nel 1839, si diede inizio alle attività di recupero, che durarono fino alla metà del secolo scorso con gli scavi condotti da Amedeo Maiuri. Scopriamo la struttura dell'anfiteatro: l'arena, dove avvenivano le lotte, e la platea, divisa in summa cavea, media cavea e ima cavea, e i sotterranei, dove si può vedere il sistema di sollevamento attraverso il quale gli animali venivano condotti nell'arena.
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