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Rione Sanità e quartieri spagnoli: le promesse non mantenute

Promesse non mantenute (1 e 2) :
Se andate nel rione Sanità a vedere Palazzo dello Spagnolo, il gioiellino settecentesco, noterete probabilmente che tutte le porte delle abitazioni hanno delle decorazioni in stucco, con riproduzioni di figure femminili. Tutte, tranne una. Una sulla quale troviamo un volto molto noto a noi napoletani, e in particolare agli abitanti del Rione Sanità, che diede i natali a questo grandissimo attore: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò.
Il busto di Totò salta all'occhio, ciò che invece noterà solo uno sguardo attento sarà la serie di necrologi attaccati sui muri, dedicati sempre a Totò. Ma non per la sua morte, bensì per la sua seconda morte, e cioè per il museo, dedicato alla sua persona, negato dalle istituzioni. La promessa di istituire un museo dedicato al tanto amato attore all'interno di Palazzo dello Spagnuolo, infatti, risale a decenni fa. È stata fatta, ma non è stata mai mantenuta.
*****************************************************
La seconda promessa non mantenuta riguarda la metro Toledo, quella che è stata dichiarata la più bella d'Europa. I turisti probabilmente non ricordano il progetto iniziale, i napoletani sicuramente sì, perché all'epoca la stazione della metro fu pubblicizzata, come si dice a Napoli, a destra e a manca.
Il progetto delle stazioni della metro dell'arte risale al 1995, la prima tratta aperta fu "Dante-Vanvitelli". Ricordo ancora il mio primo giro in metropolitana, con mio padre, era qualcosa di completamente nuovo!
Nel corso degli anni, poi, sono state aperte nuove fermate, tutte (o la maggior parte) arricchite da opere di artisti contemporanei. Ma a cosa serve inserire delle opere d'arte nelle metropolitane? Beh, serve, eccome se serve! Serve perché, in questo modo, si "obbliga" il viaggiatore a un percorso di bellezza. Il passaggio nelle metropolitane è stato pensato proprio come un "museo obbligatorio".
Inaugurata nel 2012, la stazione Toledo catturò subito l'attenzione dei critici d'arte e dei giornalisti, il quotidiano "The Daily Telegraph" la dichiarò la più bella d'Europa. La stazione, infatti, progettata da Óscar Tusquets Blanca, artista catalano, vanta la presenza di opere di nomi del calibro di William Kentridge, Bob Wilson, Oliviero Toscani, Francesco Clemente, e tanti altri. L'immagine che pubblico in questo post è un'opera presente nella metro Toledo, della fotografa Shirin Neshat. Si intitola "Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone". La conoscete? L'avete vista? Mi auguro per voi di sì, perché altrimenti non potete vederla. Non potete vederla, così come non potrete vedere le opere di Francesco Clemente, Oliviero Toscani, Lawrence Weiner e Ilya ed Emilia Kabakov, e sapete perché? Perché il lato della stazione metro che le ospita, con la relativa uscita della metro Montecalvario, è chiuso!
L'uscita Montecalvario si trova in piazzetta Montecalvario, nel cuore dei quartieri spagnoli. Se andate oggi nei quartieri, il fatto che ci fosse un'altra uscita della metropolitana così vicina a quella di via Toledo vi potrebbe anche sembrare una cosa inutile, perché adesso i quartieri sono diventati turistici, grazie ad una serie di iniziative dal basso, come le associazioni e le attività di ristorazione.
All'epoca del progetto della metro, però, non era così. I quartieri erano considerati pericolosi, non solo i turisti, ma anche i napoletani stentavano ad entrarci. Li vedevi spesso con le loro fotocamere su via Toledo, intenti a riprendere da lontano gli scorci dei vicoli. Quindi, costruire un passaggio sotterraneo che potesse spingere i napoletani e i turisti a completare il percorso espositivo della metro Toledo, e che li potesse accompagnare fino all'uscita Montecalvario, nei quartieri, era un progetto socialmente utile, addirittura rivoluzionario. L'urbanistica incide sul territorio, e incide sugli aspetti sociali del territorio.
Purtroppo, già dall'inizio la promessa di un'"inclusione" dei quartieri spagnoli nei percorsi turistici venne disattesa dalla mancanza di personale in metropolitana. L'uscita Montecalvario, infatti, restava sempre chiusa nel weekend, proprio a causa di mancava di personale. Dopo il primo lockdown dovuto al covid, hanno deciso di chiuderla definitivamente, e oggi se ci si reca in piazzetta Montecalvario, si vede solo l'insegna della metro, con l'ingresso sbarrato.

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Maradona a Sant'Anna di Palazzo: il murales di Stikki Peaches

E' apparso qualche giorno fa un poster di Maradona a Sant'Anna di Palazzo, nei quartieri spagnoli, a Napoli. Niente di nuovo, direte, i vicoli pullulano di rappresentazioni del D10s. Questa volta si tratta di un murales di Stikki Peaches, street artist canadese, che aveva già lavorato a Napoli - ricordiamo il poster di Sofia Loren in vico Zuroli, ormai strappato. 
Stikki Peaches, originario di Montreal, in Canada, debutta nelle strade della sua città,  per poi proseguire con New York, Toronto, Stoccolma, Berlino, Los Angeles, Londra. I suoi non sono semplici poster, ma opere di paste-up o collage, con utilizzo di materiali di riciclo. 
Il suo motto è "What if art ruled the world?" (E se l'arte dominasse il mondo?"), con il quale auspica l'abilitazione dei conflitti e dei disastri a livello mondiale, proprio attraverso un "governo dell'arte".
Stikki Peaches ha portato nei vicoli icone del mondo dello spettacolo, attori, calciatori, artisti del passato. Li ha integrati nel tessuto urbano.
A Napoli, poi, ha scelto di concentrarsi con due grandi icone della storia partenopea. Tempo fa, infatti, realizzò un ritratto di Sofia Loren, a Forcella, in vico Zuroli. Quell'opera è stata purtroppo distrutta dal passare del tempo. A Sant'Anna di Palazzo, poi, proprio accanto alla chiesa, ha realizzato un ritratto di Diego Armando Maradona, il calciatore più famoso del mondo, deceduto il 25/11/2020. Il suo volto è arricchito di alcuni particolari, come la data di nascita (1960), scritta in numeri romani, la data del primo scudetto vinto dal Napoli (1986), un cuore con il nome della moglie del calciatore, Claudia, e altre cose. 
Il murales si trova tra l'entrata della chiesa di Sant'Anna di Palazzo e un autolavaggio, al di sotto di un'edicola sacra. 
Lo street artist, inoltre, è attualmente a lavoro per realizzare un altro ritratto di Sofia Loren, non distante da quello di Maradona, come si può vedere sul suo profilo Instagram.




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La signora delle sigarette di Piazza Bellini

Non so chi abbia fatto questo murales, ma lo trovo bellissimo.
Diversamente da altri post o vignette in cui si parlava di lei, di Giannina, o Valeria, quella delle sigarette a Piazza Bellini, per intenderci, qui viene ritratta con un bel sorriso verso la vita, quello che da tanto, ormai, non le si vedeva più sul volto.
Ci sono persone che entrano nel tessuto della città, nei suoi intrecci, nel suo tufo.
Sono quelle persone che, quando le vedi, ti senti, per qualche ragione, a casa. E che, quando non ci sono più, ti provocano una sensazione di disorientamento.
"La signora delle sigarette di piazza Bellini" era una di queste persone.
Grazie per aver donato a Napoli un'altra delle sue mille sfaccettature. #heimlich

Il primo murales di Maradona nei quartieri spagnoli: la storia di un mito

Largo degli artisti, murales dedicato a Diego Armando Maradona.
Risale al 1990, anno del secondo scudetto vinto dalla squadra di calcio del Napoli. Fu eseguito, il murales, da un giovane ragazzo di 23 anni, Mario Filardi, proprio per festeggiare la vittoria. All'epoca, la street art non era molto diffusa a Napoli, e gli strumenti a disposizione erano pochi. L'illuminazione era scarsa, quindi Mario fu aiutato dai fari delle auto. La finestra che vedete, in tutte e due le immagini sul volto di Maradona non c'era ancora, e Mario riuscì a completare il suo murales. Il valore estetico non era eccellente, ma quello simbolico sì: da quel momento, tutti i napoletani avrebbero avuto un luogo di culto, dove poter ammirare l'opera dedicata a chi aveva realizzato il loro sogno, e cioè la vittoria dello scudetto, un grande riscatto per la città partenopea. 
Maradona aveva dimostrato che anche chi veniva da un ambiente umile poteva diventare un campione. Grazie a lui, Napoli era al centro del mondo. 
Era anche il sogno dello street artist Mario Filardi, probabilmente, che già da giovanissimo era andato in giro per il mondo a fare il cameriere, per non gravare sulla spesa economica della sua famiglia. Ma gli piaceva dipingere, era bravo, e quando il Napoli vinse lo scudetto, i ragazzi dei quartieri chiamarono lui, per onorare il campione. 
Mario, su una scala di fortuna, disegnò il corpo di Maradona, ma non realizzò i piedi, chissà se perché si accorse troppo tardi di aver terminato lo spazio, oppure perché voleva lasciarli all'immaginazione dei napoletani. 
Dopo qualche tempo, uno degli inquilini del palazzo decise di aprire una finestra abusiva proprio sul volto del murales di Maradona: potete immaginare il disaccordo degli abitanti del quartiere! Il destino della finestra fu quello di restare chiusa, ma intanto la sua costruzione aveva provocato dei danni al murales, e quindi dovette intervenire Salvatore Iodice, un ragazzo dei quartieri, oggi noto ai più per il laboratorio di riciclo Miniera. Salvatore disegnò nuovamente il viso del campione; anche in questo caso, un'opera di non particolare bellezza, ma almeno Maradona aveva riconquistato un volto. 
Quando, poi, nel 2017, l'artista argentino Francisco Bosoletti venne a Napoli, nei quartieri spagnoli, per realizzare la sua "Iside" proprio sull'edificio accanto al murales di Maradona, gli chiesero di rifare il volto sulla finestra. Ed ecco che, come risultato, si ottenne un'espressione più simile a quella reale.  
Dopo la morte del d10s, come viene chiamato dai napoletani, il largo degli artisti è diventato un punto di incontro ancora più importante non solo per tutti i tifosi del Napoli, ma anche per coloro che vogliono essere testimoni dell'amore che i napoletani hanno provato e provano, tutt'oggi, nei confronti di colui che è stato il miglior calciatore di tutti i tempi. 
E' proprio lì che, subito dopo la morte di Maradona, molti dei napoletani sentirono il bisogno di recarsi, è da lì che partì la fiaccolata per onorare il nostro eroe. In pochi metri quadrati è raccolto tutto l'amore, la fede calcistica, la volontà di riscatto, le emozioni della vittoria e il dolore per una delle perdite che la città non ha ancora superato. 
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Largo degli Artisti, mural dedicated to Diego Armando Maradona, dates back to 1990, the year of the second championship won by the Neapolitan football team. The mural was painted by a young 23-year-old boy, Mario Filardi, in order to celebrate the victory. At the time, street art was not very widespread in Naples, and the tools available were few. The lighting of roads was poor, so Mario was helped by the car headlights. The window you can see in both images on Maradona's face was not there yet, and Mario was able to complete his mural. The aesthetic value was not excellent, but the symbolic one, of course it was: from that moment, all Neapolitans would have had a place of worship, where they could admire the work dedicated to the hero who had realized their dream, namely the victory of the championship, a great redemption for the Neapolitan city. Maradona had shown that even those who came from a humble background could become a champion. Thanks to him, Naples was at the center of the world. It was also the dream of street artist Mario Filardi, probably, who had already gone around the world as a waiter at a very young age, so as not to burden his family's economic expenses. But he liked to paint, he was good, and when Napoli won the championship, the boys from the neighborhoods called him, to honor the champion. Mario, on a makeshift scale, drew the body of Maradona, but did not draw his feet, probably because he realized too late that there was no space available anymore to draw the mural, or because he wanted to leave them to the imagination of the Neapolitans. After some time, one of the tenants of the building decided to open an abusive window right on the face of the Maradona mural: you can imagine the disagreement of the inhabitants of the neighborhood! The fate of the window was to remain closed, but in the meantime its construction had caused damage to the mural, and therefore Salvatore Iodice, a neighborhood boy, now known to most for the recycling laboratory "Miniera", had to intervene. Salvatore drew the champion's face again; also in this case, a work of no particular beauty, but at least Maradona had regained a face. Then, in 2017, the Argentine artist Francisco Bosoletti came to Naples, in the Spanish quarters, to create his "Isis" right on the building next to the mural of Maradona, they asked him to redo the face on the window. And here, as a result, an expression more similar to the real one was obtained. After the death of the d10s, as it is called by the Neapolitans, Largo degli Artisti has become an even more important meeting point not only for all Napoli fans, but also for those who want to be witnesses of the love that the Neapolitans have felt and they still feel against the one who was the best footballer of all time. It is precisely there that, immediately after the death of Maradona, many of the Neapolitans felt the need to go, it is from there that the torchlight procession to honor our hero started. In a few square meters you will be able to find all the love, the football faith, the desire for redemption, the emotions of victory and the pain for one of the losses that the city has not yet overcome.


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Napoli ricorda il maestro Riccardo Muti con lo stencil di Federico Luvol

È di Federico Luvol, street artist di Novara, lo stencil dedicato al maestro Riccardo Muti, nel centro storico della città di Napoli .
Una dedica al direttore d'orchestra era già apparsa sullo sportello di una centralina elettrica a Ravenna. Per l'opera napoletana, Federico Luvol sceglie lo stencil e la vernice spray, gli strumenti con i quali lavora più spesso.
Grazie alla varietà dei colori utilizzati, la figura, rappresentata proprio mentre dirige l'orchestra, appare inondata di brio.
Si trova a Napoli di fronte al conservatorio di San Pietro a Majella, lì dove si studia musica.


The stencil dedicated to Riccardo Muti, in the historic center of the city of Naples, Italy, was made by Federico Luvol, a street artist from. Novara. A street art work made by him and dedicated to the famous conductor had already appeared on the door of an electrical switchboard in Ravenna. For the Neapolitan work, Federico Luvol chooses stencil and spray paint, the tools he generally works with. Thanks to the variety of colors used, the figure, represented while conducting the orchestra, appears flooded with vivacity. It is located in Naples in front of the San Pietro a Majella conservatory, where people study music.

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Rione Sanità e quartieri spagnoli: le promesse non mantenute

Promesse non mantenute (1 e 2) :
Se andate nel rione Sanità a vedere Palazzo dello Spagnolo, il gioiellino settecentesco, noterete probabilmente che tutte le porte delle abitazioni hanno delle decorazioni in stucco, con riproduzioni di figure femminili. Tutte, tranne una. Una sulla quale troviamo un volto molto noto a noi napoletani, e in particolare agli abitanti del Rione Sanità, che diede i natali a questo grandissimo attore: il principe Antonio de Curtis, in arte Totò.
Il busto di Totò salta all'occhio, ciò che invece noterà solo uno sguardo attento sarà la serie di necrologi attaccati sui muri, dedicati sempre a Totò. Ma non per la sua morte, bensì per la sua seconda morte, e cioè per il museo, dedicato alla sua persona, negato dalle istituzioni. La promessa di istituire un museo dedicato al tanto amato attore all'interno di Palazzo dello Spagnuolo, infatti, risale a decenni fa. È stata fatta, ma non è stata mai mantenuta.
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La seconda promessa non mantenuta riguarda la metro Toledo, quella che è stata dichiarata la più bella d'Europa. I turisti probabilmente non ricordano il progetto iniziale, i napoletani sicuramente sì, perché all'epoca la stazione della metro fu pubblicizzata, come si dice a Napoli, a destra e a manca.
Il progetto delle stazioni della metro dell'arte risale al 1995, la prima tratta aperta fu "Dante-Vanvitelli". Ricordo ancora il mio primo giro in metropolitana, con mio padre, era qualcosa di completamente nuovo!
Nel corso degli anni, poi, sono state aperte nuove fermate, tutte (o la maggior parte) arricchite da opere di artisti contemporanei. Ma a cosa serve inserire delle opere d'arte nelle metropolitane? Beh, serve, eccome se serve! Serve perché, in questo modo, si "obbliga" il viaggiatore a un percorso di bellezza. Il passaggio nelle metropolitane è stato pensato proprio come un "museo obbligatorio".
Inaugurata nel 2012, la stazione Toledo catturò subito l'attenzione dei critici d'arte e dei giornalisti, il quotidiano "The Daily Telegraph" la dichiarò la più bella d'Europa. La stazione, infatti, progettata da Óscar Tusquets Blanca, artista catalano, vanta la presenza di opere di nomi del calibro di William Kentridge, Bob Wilson, Oliviero Toscani, Francesco Clemente, e tanti altri. L'immagine che pubblico in questo post è un'opera presente nella metro Toledo, della fotografa Shirin Neshat. Si intitola "Il teatro è vita. La vita è teatro – Don’t ask where the love is gone". La conoscete? L'avete vista? Mi auguro per voi di sì, perché altrimenti non potete vederla. Non potete vederla, così come non potrete vedere le opere di Francesco Clemente, Oliviero Toscani, Lawrence Weiner e Ilya ed Emilia Kabakov, e sapete perché? Perché il lato della stazione metro che le ospita, con la relativa uscita della metro Montecalvario, è chiuso!
L'uscita Montecalvario si trova in piazzetta Montecalvario, nel cuore dei quartieri spagnoli. Se andate oggi nei quartieri, il fatto che ci fosse un'altra uscita della metropolitana così vicina a quella di via Toledo vi potrebbe anche sembrare una cosa inutile, perché adesso i quartieri sono diventati turistici, grazie ad una serie di iniziative dal basso, come le associazioni e le attività di ristorazione.
All'epoca del progetto della metro, però, non era così. I quartieri erano considerati pericolosi, non solo i turisti, ma anche i napoletani stentavano ad entrarci. Li vedevi spesso con le loro fotocamere su via Toledo, intenti a riprendere da lontano gli scorci dei vicoli. Quindi, costruire un passaggio sotterraneo che potesse spingere i napoletani e i turisti a completare il percorso espositivo della metro Toledo, e che li potesse accompagnare fino all'uscita Montecalvario, nei quartieri, era un progetto socialmente utile, addirittura rivoluzionario. L'urbanistica incide sul territorio, e incide sugli aspetti sociali del territorio.
Purtroppo, già dall'inizio la promessa di un'"inclusione" dei quartieri spagnoli nei percorsi turistici venne disattesa dalla mancanza di personale in metropolitana. L'uscita Montecalvario, infatti, restava sempre chiusa nel weekend, proprio a causa di mancava di personale. Dopo il primo lockdown dovuto al covid, hanno deciso di chiuderla definitivamente, e oggi se ci si reca in piazzetta Montecalvario, si vede solo l'insegna della metro, con l'ingresso sbarrato.

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Maradona a Sant'Anna di Palazzo: il murales di Stikki Peaches

E' apparso qualche giorno fa un poster di Maradona a Sant'Anna di Palazzo, nei quartieri spagnoli, a Napoli. Niente di nuovo, direte, i vicoli pullulano di rappresentazioni del D10s. Questa volta si tratta di un murales di Stikki Peaches, street artist canadese, che aveva già lavorato a Napoli - ricordiamo il poster di Sofia Loren in vico Zuroli, ormai strappato. 
Stikki Peaches, originario di Montreal, in Canada, debutta nelle strade della sua città,  per poi proseguire con New York, Toronto, Stoccolma, Berlino, Los Angeles, Londra. I suoi non sono semplici poster, ma opere di paste-up o collage, con utilizzo di materiali di riciclo. 
Il suo motto è "What if art ruled the world?" (E se l'arte dominasse il mondo?"), con il quale auspica l'abilitazione dei conflitti e dei disastri a livello mondiale, proprio attraverso un "governo dell'arte".
Stikki Peaches ha portato nei vicoli icone del mondo dello spettacolo, attori, calciatori, artisti del passato. Li ha integrati nel tessuto urbano.
A Napoli, poi, ha scelto di concentrarsi con due grandi icone della storia partenopea. Tempo fa, infatti, realizzò un ritratto di Sofia Loren, a Forcella, in vico Zuroli. Quell'opera è stata purtroppo distrutta dal passare del tempo. A Sant'Anna di Palazzo, poi, proprio accanto alla chiesa, ha realizzato un ritratto di Diego Armando Maradona, il calciatore più famoso del mondo, deceduto il 25/11/2020. Il suo volto è arricchito di alcuni particolari, come la data di nascita (1960), scritta in numeri romani, la data del primo scudetto vinto dal Napoli (1986), un cuore con il nome della moglie del calciatore, Claudia, e altre cose. 
Il murales si trova tra l'entrata della chiesa di Sant'Anna di Palazzo e un autolavaggio, al di sotto di un'edicola sacra. 
Lo street artist, inoltre, è attualmente a lavoro per realizzare un altro ritratto di Sofia Loren, non distante da quello di Maradona, come si può vedere sul suo profilo Instagram.




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La signora delle sigarette di Piazza Bellini

Non so chi abbia fatto questo murales, ma lo trovo bellissimo.
Diversamente da altri post o vignette in cui si parlava di lei, di Giannina, o Valeria, quella delle sigarette a Piazza Bellini, per intenderci, qui viene ritratta con un bel sorriso verso la vita, quello che da tanto, ormai, non le si vedeva più sul volto.
Ci sono persone che entrano nel tessuto della città, nei suoi intrecci, nel suo tufo.
Sono quelle persone che, quando le vedi, ti senti, per qualche ragione, a casa. E che, quando non ci sono più, ti provocano una sensazione di disorientamento.
"La signora delle sigarette di piazza Bellini" era una di queste persone.
Grazie per aver donato a Napoli un'altra delle sue mille sfaccettature. #heimlich

Il primo murales di Maradona nei quartieri spagnoli: la storia di un mito

Largo degli artisti, murales dedicato a Diego Armando Maradona.
Risale al 1990, anno del secondo scudetto vinto dalla squadra di calcio del Napoli. Fu eseguito, il murales, da un giovane ragazzo di 23 anni, Mario Filardi, proprio per festeggiare la vittoria. All'epoca, la street art non era molto diffusa a Napoli, e gli strumenti a disposizione erano pochi. L'illuminazione era scarsa, quindi Mario fu aiutato dai fari delle auto. La finestra che vedete, in tutte e due le immagini sul volto di Maradona non c'era ancora, e Mario riuscì a completare il suo murales. Il valore estetico non era eccellente, ma quello simbolico sì: da quel momento, tutti i napoletani avrebbero avuto un luogo di culto, dove poter ammirare l'opera dedicata a chi aveva realizzato il loro sogno, e cioè la vittoria dello scudetto, un grande riscatto per la città partenopea. 
Maradona aveva dimostrato che anche chi veniva da un ambiente umile poteva diventare un campione. Grazie a lui, Napoli era al centro del mondo. 
Era anche il sogno dello street artist Mario Filardi, probabilmente, che già da giovanissimo era andato in giro per il mondo a fare il cameriere, per non gravare sulla spesa economica della sua famiglia. Ma gli piaceva dipingere, era bravo, e quando il Napoli vinse lo scudetto, i ragazzi dei quartieri chiamarono lui, per onorare il campione. 
Mario, su una scala di fortuna, disegnò il corpo di Maradona, ma non realizzò i piedi, chissà se perché si accorse troppo tardi di aver terminato lo spazio, oppure perché voleva lasciarli all'immaginazione dei napoletani. 
Dopo qualche tempo, uno degli inquilini del palazzo decise di aprire una finestra abusiva proprio sul volto del murales di Maradona: potete immaginare il disaccordo degli abitanti del quartiere! Il destino della finestra fu quello di restare chiusa, ma intanto la sua costruzione aveva provocato dei danni al murales, e quindi dovette intervenire Salvatore Iodice, un ragazzo dei quartieri, oggi noto ai più per il laboratorio di riciclo Miniera. Salvatore disegnò nuovamente il viso del campione; anche in questo caso, un'opera di non particolare bellezza, ma almeno Maradona aveva riconquistato un volto. 
Quando, poi, nel 2017, l'artista argentino Francisco Bosoletti venne a Napoli, nei quartieri spagnoli, per realizzare la sua "Iside" proprio sull'edificio accanto al murales di Maradona, gli chiesero di rifare il volto sulla finestra. Ed ecco che, come risultato, si ottenne un'espressione più simile a quella reale.  
Dopo la morte del d10s, come viene chiamato dai napoletani, il largo degli artisti è diventato un punto di incontro ancora più importante non solo per tutti i tifosi del Napoli, ma anche per coloro che vogliono essere testimoni dell'amore che i napoletani hanno provato e provano, tutt'oggi, nei confronti di colui che è stato il miglior calciatore di tutti i tempi. 
E' proprio lì che, subito dopo la morte di Maradona, molti dei napoletani sentirono il bisogno di recarsi, è da lì che partì la fiaccolata per onorare il nostro eroe. In pochi metri quadrati è raccolto tutto l'amore, la fede calcistica, la volontà di riscatto, le emozioni della vittoria e il dolore per una delle perdite che la città non ha ancora superato. 
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Largo degli Artisti, mural dedicated to Diego Armando Maradona, dates back to 1990, the year of the second championship won by the Neapolitan football team. The mural was painted by a young 23-year-old boy, Mario Filardi, in order to celebrate the victory. At the time, street art was not very widespread in Naples, and the tools available were few. The lighting of roads was poor, so Mario was helped by the car headlights. The window you can see in both images on Maradona's face was not there yet, and Mario was able to complete his mural. The aesthetic value was not excellent, but the symbolic one, of course it was: from that moment, all Neapolitans would have had a place of worship, where they could admire the work dedicated to the hero who had realized their dream, namely the victory of the championship, a great redemption for the Neapolitan city. Maradona had shown that even those who came from a humble background could become a champion. Thanks to him, Naples was at the center of the world. It was also the dream of street artist Mario Filardi, probably, who had already gone around the world as a waiter at a very young age, so as not to burden his family's economic expenses. But he liked to paint, he was good, and when Napoli won the championship, the boys from the neighborhoods called him, to honor the champion. Mario, on a makeshift scale, drew the body of Maradona, but did not draw his feet, probably because he realized too late that there was no space available anymore to draw the mural, or because he wanted to leave them to the imagination of the Neapolitans. After some time, one of the tenants of the building decided to open an abusive window right on the face of the Maradona mural: you can imagine the disagreement of the inhabitants of the neighborhood! The fate of the window was to remain closed, but in the meantime its construction had caused damage to the mural, and therefore Salvatore Iodice, a neighborhood boy, now known to most for the recycling laboratory "Miniera", had to intervene. Salvatore drew the champion's face again; also in this case, a work of no particular beauty, but at least Maradona had regained a face. Then, in 2017, the Argentine artist Francisco Bosoletti came to Naples, in the Spanish quarters, to create his "Isis" right on the building next to the mural of Maradona, they asked him to redo the face on the window. And here, as a result, an expression more similar to the real one was obtained. After the death of the d10s, as it is called by the Neapolitans, Largo degli Artisti has become an even more important meeting point not only for all Napoli fans, but also for those who want to be witnesses of the love that the Neapolitans have felt and they still feel against the one who was the best footballer of all time. It is precisely there that, immediately after the death of Maradona, many of the Neapolitans felt the need to go, it is from there that the torchlight procession to honor our hero started. In a few square meters you will be able to find all the love, the football faith, the desire for redemption, the emotions of victory and the pain for one of the losses that the city has not yet overcome.


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Napoli ricorda il maestro Riccardo Muti con lo stencil di Federico Luvol

È di Federico Luvol, street artist di Novara, lo stencil dedicato al maestro Riccardo Muti, nel centro storico della città di Napoli .
Una dedica al direttore d'orchestra era già apparsa sullo sportello di una centralina elettrica a Ravenna. Per l'opera napoletana, Federico Luvol sceglie lo stencil e la vernice spray, gli strumenti con i quali lavora più spesso.
Grazie alla varietà dei colori utilizzati, la figura, rappresentata proprio mentre dirige l'orchestra, appare inondata di brio.
Si trova a Napoli di fronte al conservatorio di San Pietro a Majella, lì dove si studia musica.


The stencil dedicated to Riccardo Muti, in the historic center of the city of Naples, Italy, was made by Federico Luvol, a street artist from. Novara. A street art work made by him and dedicated to the famous conductor had already appeared on the door of an electrical switchboard in Ravenna. For the Neapolitan work, Federico Luvol chooses stencil and spray paint, the tools he generally works with. Thanks to the variety of colors used, the figure, represented while conducting the orchestra, appears flooded with vivacity. It is located in Naples in front of the San Pietro a Majella conservatory, where people study music.