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La sirena Ciaciona: la street art di Trallalà

Il murales è opera di Alfonso De Angelis, in arte Trallallà. L'icona della ciaciona, che si presenta sia sotto forma di donna, che sotto forma di sirena, è ormai frequente, sotto forma di poster, soprattutto nel centro storico di Napoli.
Lo street artist riproduce una donna, in pose spesso osé, con uno sguardo accattivante e seducente e dalle forme abbondanti. La sirena è un'icona classica della città di Napoli, che secondo la mitologia greca fu fondata proprio dalla sirena Partenope. Le sirene di cui Omero parla nell'Odissea, in realtà, non somigliavano alle creature paradisiache che immaginiamo oggi. Erano metà donne e metà uccelli rapaci, e cercavano di attirare i marinai con l'inganno del loro canto. La sirena ha poi cambiato aspetto nell'immaginario medievale, e da allora viene rappresentata come metà donna e metà pesce.
Trallallà, pur riprendendo un'iconografia comune nell'immaginario partenopeo, la priva dei canoni a lei generalmente assegnati. La sirena diventa grassa, ostentatrice delle sue forme. Anche sottoforma di donna, la ciaciona non si risparmia. Qui, però, è raffigurata con l'aureola, come se fosse una santa, ma i suoi atteggiamenti dicono tutt'altro. La ciaciona non è una santa. Provoca, stavolta non con il suo canto, ma con il suo aspetto, pur così diverso da quello convenzionale. Un po' come dire: "non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace", insomma.
La sirena riporta, oltre alla firma di Trallallà, anche la dicitura "save the mermairds" (salva le sirene). Da cosa devono essere salvate, le sirene? Omero racconta che fu Ulisse, resistendo al loro canto, a decretarne la morte. Le sirene, disperate, si gettarono infatti in mare, e la nostra Partenope, col suo corpo esausto nell'antica Megaride, fondò quella meraviglia che è la città di Napoli. Salviamole, dunque, dal pericolo dell'amore? Perché a furia di voler provocare, a furia di voler scherzare con il fuoco, alla fine ci si brucia? Ma la sirena ciaciona ha anche un'altra massima, sulla punta della coda: memento vivi. L'ennesimo rovesciamento del tradizionale "memento mori" (ricordati della morte, che devi morire), che pur veniva accompagnato dall'icona del teschio. "Ricordati che si vive" è la massima suggerita dalla sirena ciaciona. E, tutto sommato, il senso è simile al tanto ripetuto memento mori, presente in tutte le culture, da quella classica a quella cristiana, con diverse sfumature. La vita va vissuta, nonostante tutto. Continuiamo ad osare. 

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La sirena Ciaciona: la street art di Trallalà

Il murales è opera di Alfonso De Angelis, in arte Trallallà. L'icona della ciaciona, che si presenta sia sotto forma di donna, che sotto forma di sirena, è ormai frequente, sotto forma di poster, soprattutto nel centro storico di Napoli.
Lo street artist riproduce una donna, in pose spesso osé, con uno sguardo accattivante e seducente e dalle forme abbondanti. La sirena è un'icona classica della città di Napoli, che secondo la mitologia greca fu fondata proprio dalla sirena Partenope. Le sirene di cui Omero parla nell'Odissea, in realtà, non somigliavano alle creature paradisiache che immaginiamo oggi. Erano metà donne e metà uccelli rapaci, e cercavano di attirare i marinai con l'inganno del loro canto. La sirena ha poi cambiato aspetto nell'immaginario medievale, e da allora viene rappresentata come metà donna e metà pesce.
Trallallà, pur riprendendo un'iconografia comune nell'immaginario partenopeo, la priva dei canoni a lei generalmente assegnati. La sirena diventa grassa, ostentatrice delle sue forme. Anche sottoforma di donna, la ciaciona non si risparmia. Qui, però, è raffigurata con l'aureola, come se fosse una santa, ma i suoi atteggiamenti dicono tutt'altro. La ciaciona non è una santa. Provoca, stavolta non con il suo canto, ma con il suo aspetto, pur così diverso da quello convenzionale. Un po' come dire: "non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace", insomma.
La sirena riporta, oltre alla firma di Trallallà, anche la dicitura "save the mermairds" (salva le sirene). Da cosa devono essere salvate, le sirene? Omero racconta che fu Ulisse, resistendo al loro canto, a decretarne la morte. Le sirene, disperate, si gettarono infatti in mare, e la nostra Partenope, col suo corpo esausto nell'antica Megaride, fondò quella meraviglia che è la città di Napoli. Salviamole, dunque, dal pericolo dell'amore? Perché a furia di voler provocare, a furia di voler scherzare con il fuoco, alla fine ci si brucia? Ma la sirena ciaciona ha anche un'altra massima, sulla punta della coda: memento vivi. L'ennesimo rovesciamento del tradizionale "memento mori" (ricordati della morte, che devi morire), che pur veniva accompagnato dall'icona del teschio. "Ricordati che si vive" è la massima suggerita dalla sirena ciaciona. E, tutto sommato, il senso è simile al tanto ripetuto memento mori, presente in tutte le culture, da quella classica a quella cristiana, con diverse sfumature. La vita va vissuta, nonostante tutto. Continuiamo ad osare. 

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