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I murales di Knet per la sede napoletana Arcigay

Knet è Carlo Oneto, street artist salernitano. Tra gli artisti del progetto nel rione Fornelle, a Salerno, che unisce poesia e street art, e del progetto #trattamibene , a sostegno di una corretta informazione sul tema del virus dell'HIV, Knet sceglie per la sua opera napoletana la sede dell'Arcigay , in vico Geronimo.
L'idea nasce un po' per caso, parlando con il presidente dell'associazione che lotta per i diritti LGBT, Antonello Sannino. Antonello lamentava il fatto che i muri esterni della sede venissero spesso deturpati da scritte con spray, e a quel punto lo street artist pensa di fare un murales proprio lì. La street art serve anche a questo, anzi, per dirla tutta, l'arte, in generale, serve a diffondere bellezza, e quando qualcosa viene riconosciuto come "bello", come un'opera d'arte, automaticamente viene rispettato. L'opera di Knet è dedicata a Sylvia Rivera, colei che, durante i moti di Stonewall , gli scontri avvenuti tra la polizia e i manifestanti a favore dei diritti LGBTQ nel 1969 negli Stati Uniti, fu la prima a lanciare una bottiglia contro le forze dell'ordine.
La tecnica utilizzata è con pennello e vernice ad acqua, e lo spray per creare poi le ombre; i colori sono molto accesi, in particolare il rosso, che ritroviamo anche sui murales delle altre tre porte di ingresso alla sede. Sulla prima porta viene riproposto proprio il momento precedente al lancio della bottiglia, quando Sylvia impugna l'oggetto e sta per scagliarlo. In quest'immagine c'è un richiamo al David di Michelangelo, che impugna il dardo contro Golia (il pregiudizio). Anche in questo caso, il soggetto del murales vuole sconfiggere un pregiudizio. Le gambe nude, con i tacchi alti, sono indice di sensualità, così come il bacio, passionale, sulla seconda porta. Sulla terza, invece, sono raffigurate due mani che si avvicinano, stanno per toccarsi, e il richiamo in questo caso è al famoso dettaglio dell'affresco cinquecentesco "La creazione di Adamo" di Michelangelo. Il quarto e ultimo murales della serie firmata Knet è l'unico in cui vediamo un corpo per intero, e non nei suoi dettagli. Si tratta della sirena bicauda, e cioè la città di Napoli, che è stata, secondo la leggenda, fondata dalla sirena Partenope. La sirena porta in braccio due cuori, appartenenti, probabilmente, a due amanti. Non ha importanza se uomo e uomo, uomo e donna, o donna e donna. Si tratta comunque di due cuori e Napoli li proteggerà, senza cadere vittima dei pregiudizi.

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I murales di Knet per la sede napoletana Arcigay

Knet è Carlo Oneto, street artist salernitano. Tra gli artisti del progetto nel rione Fornelle, a Salerno, che unisce poesia e street art, e del progetto #trattamibene , a sostegno di una corretta informazione sul tema del virus dell'HIV, Knet sceglie per la sua opera napoletana la sede dell'Arcigay , in vico Geronimo.
L'idea nasce un po' per caso, parlando con il presidente dell'associazione che lotta per i diritti LGBT, Antonello Sannino. Antonello lamentava il fatto che i muri esterni della sede venissero spesso deturpati da scritte con spray, e a quel punto lo street artist pensa di fare un murales proprio lì. La street art serve anche a questo, anzi, per dirla tutta, l'arte, in generale, serve a diffondere bellezza, e quando qualcosa viene riconosciuto come "bello", come un'opera d'arte, automaticamente viene rispettato. L'opera di Knet è dedicata a Sylvia Rivera, colei che, durante i moti di Stonewall , gli scontri avvenuti tra la polizia e i manifestanti a favore dei diritti LGBTQ nel 1969 negli Stati Uniti, fu la prima a lanciare una bottiglia contro le forze dell'ordine.
La tecnica utilizzata è con pennello e vernice ad acqua, e lo spray per creare poi le ombre; i colori sono molto accesi, in particolare il rosso, che ritroviamo anche sui murales delle altre tre porte di ingresso alla sede. Sulla prima porta viene riproposto proprio il momento precedente al lancio della bottiglia, quando Sylvia impugna l'oggetto e sta per scagliarlo. In quest'immagine c'è un richiamo al David di Michelangelo, che impugna il dardo contro Golia (il pregiudizio). Anche in questo caso, il soggetto del murales vuole sconfiggere un pregiudizio. Le gambe nude, con i tacchi alti, sono indice di sensualità, così come il bacio, passionale, sulla seconda porta. Sulla terza, invece, sono raffigurate due mani che si avvicinano, stanno per toccarsi, e il richiamo in questo caso è al famoso dettaglio dell'affresco cinquecentesco "La creazione di Adamo" di Michelangelo. Il quarto e ultimo murales della serie firmata Knet è l'unico in cui vediamo un corpo per intero, e non nei suoi dettagli. Si tratta della sirena bicauda, e cioè la città di Napoli, che è stata, secondo la leggenda, fondata dalla sirena Partenope. La sirena porta in braccio due cuori, appartenenti, probabilmente, a due amanti. Non ha importanza se uomo e uomo, uomo e donna, o donna e donna. Si tratta comunque di due cuori e Napoli li proteggerà, senza cadere vittima dei pregiudizi.

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