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La ragazza con la coda sui muri di Firenze, grazie a #lediesis


Nell'ambito del ciclo di murales dedicati alle donne, #lediesis inserisce Hadis Najafi, la ragazza iraniana che è stata uccisa durante una protesta nei pressi di Teheran.
Sono stati sei proiettili sparati dalla polizia iraniana a causare il decesso della ragazza, poco più che ventenne. Hadis Najafi era una delle donne ribelli, scese in strada per protestare contro l'uccisione di Mahsa Amini, un'altra donna uccisa perché non portava bene il velo. In un video, Hadis (o colei che si pensava fosse Hadis) compariva mentre si legava i capelli in una coda, nel corso della manifestazione. Era stata la sorella, Shirin Najafi, a riconoscerla nel video. Ma sembra - così dichiara la BBC - che la "ragazza della coda" non sia Hadis, e che sia viva, sembra che si tratti di un'altra donna che ha partecipato alle manifestazioni e che è stata ripresa mentre legava i capelli in una coda.
Legarsi i capelli è gesto quotidiano che noi donne siamo abituate a fare ogni giorno. Ad alcune donne non è concesso, invece. Fare la coda è diventato un simbolo di libertà .
Mahsa, Hadis e tante altre donne sono morte o rischiano la vita in nome della libertà. Dovremmo ricordarlo sempre, ogni volta che tentano di scalfire un nostro diritto, ogni volta che uomini - o anche altre donne - pretendono di decidere al posto nostro.
In questo murales di #lediesis , che ha dedicato la serie di superwomen alle donne, la ragazza con la coda viene raffigurata nell'atto di tagliarsi i capelli - atto di ribellione. Il simbolo che la identifica come un'eroina - la "S" di Superwomen - sanguina. Non sono solo i proiettili ad uccidere la libertà, ma anche l'indifferenza altrui.
A tal proposito, mi viene in mente la scena di Eduardo de Filippo: è cosa 'e niente.
https://youtu.be/NxbQ3DSDTEc
Cerchiamo di non diventare "cosa 'e niente".

Tradizione e innovazione: la street art iraniana di Nafir


Il murales in foto si trova nel Rione Sanità, nei pressi della chiesa di San Severo fuori le mura. È stato realizzato da uno #streetartist iraniano, Nafir, che ha lavorato molto nel suo paese, a Teheran, ma anche all'estero, in Malesia, Afghanistan, Italia, Germania, Norvegia, Norvegia, Paesi Bassi, Turchia, India e Georgia. In un'intervista racconta che i murales in genere a Teheran non durano molto, vengono distrutti, perché la street art è proibita. Con le sue opere intende rivolgersi al suo popolo, per questo motivo le parti scritte sono scritte in lingua persiana, generalmente, e non in inglese. Questo è anche il motivo per il quale ha scelto di inserire nella sua arte degli elementi che rispecchino la tradizione del suo paese, come i tappeti. Molte delle sue opere contengono i disegni dei tappeti. Il padre di Nafir, tra l'altro, è un commerciante di tappeti persiani. In questo modo l'approccio con il suo paese è più facile, perché la sua arte viene riconosciuta come "familiare". Un altro aspetto molto frequente nei suoi murales, così come in quelli di altri streetartist iraniani quali FRZ e SERROR , è la ripetizione delle forme geometriche. La ripetizione, intesa però sempre come processo circolare verso l'infinito, che porta alla luce qualcosa di nuovo, e mai come ripetizione fine a sé stessa, è insita nella cultura persiana - pensiamo, ad esempio, alla filosofia sufi, o ai dervishi rotanti. La circolarità riproduce quella dell'esistenza.
Anche qui il soggetto del murales - il volto sensuale di una donna - è accompagnato da figure geometriche sulla maglia, un elemento che riporta all'arte geometrica delle moschee, e quindi alla cultura tradizionale.

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La ragazza con la coda sui muri di Firenze, grazie a #lediesis


Nell'ambito del ciclo di murales dedicati alle donne, #lediesis inserisce Hadis Najafi, la ragazza iraniana che è stata uccisa durante una protesta nei pressi di Teheran.
Sono stati sei proiettili sparati dalla polizia iraniana a causare il decesso della ragazza, poco più che ventenne. Hadis Najafi era una delle donne ribelli, scese in strada per protestare contro l'uccisione di Mahsa Amini, un'altra donna uccisa perché non portava bene il velo. In un video, Hadis (o colei che si pensava fosse Hadis) compariva mentre si legava i capelli in una coda, nel corso della manifestazione. Era stata la sorella, Shirin Najafi, a riconoscerla nel video. Ma sembra - così dichiara la BBC - che la "ragazza della coda" non sia Hadis, e che sia viva, sembra che si tratti di un'altra donna che ha partecipato alle manifestazioni e che è stata ripresa mentre legava i capelli in una coda.
Legarsi i capelli è gesto quotidiano che noi donne siamo abituate a fare ogni giorno. Ad alcune donne non è concesso, invece. Fare la coda è diventato un simbolo di libertà .
Mahsa, Hadis e tante altre donne sono morte o rischiano la vita in nome della libertà. Dovremmo ricordarlo sempre, ogni volta che tentano di scalfire un nostro diritto, ogni volta che uomini - o anche altre donne - pretendono di decidere al posto nostro.
In questo murales di #lediesis , che ha dedicato la serie di superwomen alle donne, la ragazza con la coda viene raffigurata nell'atto di tagliarsi i capelli - atto di ribellione. Il simbolo che la identifica come un'eroina - la "S" di Superwomen - sanguina. Non sono solo i proiettili ad uccidere la libertà, ma anche l'indifferenza altrui.
A tal proposito, mi viene in mente la scena di Eduardo de Filippo: è cosa 'e niente.
https://youtu.be/NxbQ3DSDTEc
Cerchiamo di non diventare "cosa 'e niente".

Tradizione e innovazione: la street art iraniana di Nafir


Il murales in foto si trova nel Rione Sanità, nei pressi della chiesa di San Severo fuori le mura. È stato realizzato da uno #streetartist iraniano, Nafir, che ha lavorato molto nel suo paese, a Teheran, ma anche all'estero, in Malesia, Afghanistan, Italia, Germania, Norvegia, Norvegia, Paesi Bassi, Turchia, India e Georgia. In un'intervista racconta che i murales in genere a Teheran non durano molto, vengono distrutti, perché la street art è proibita. Con le sue opere intende rivolgersi al suo popolo, per questo motivo le parti scritte sono scritte in lingua persiana, generalmente, e non in inglese. Questo è anche il motivo per il quale ha scelto di inserire nella sua arte degli elementi che rispecchino la tradizione del suo paese, come i tappeti. Molte delle sue opere contengono i disegni dei tappeti. Il padre di Nafir, tra l'altro, è un commerciante di tappeti persiani. In questo modo l'approccio con il suo paese è più facile, perché la sua arte viene riconosciuta come "familiare". Un altro aspetto molto frequente nei suoi murales, così come in quelli di altri streetartist iraniani quali FRZ e SERROR , è la ripetizione delle forme geometriche. La ripetizione, intesa però sempre come processo circolare verso l'infinito, che porta alla luce qualcosa di nuovo, e mai come ripetizione fine a sé stessa, è insita nella cultura persiana - pensiamo, ad esempio, alla filosofia sufi, o ai dervishi rotanti. La circolarità riproduce quella dell'esistenza.
Anche qui il soggetto del murales - il volto sensuale di una donna - è accompagnato da figure geometriche sulla maglia, un elemento che riporta all'arte geometrica delle moschee, e quindi alla cultura tradizionale.

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